Abbiamo ragionato sul cambiamento di mentalità che deve orientare i servizi per la terza età, chiedendoci come sia possibile trasformare le strutture per anziani in vere e proprie case, ovvero, in luoghi di accoglienza dell’identità e della familiarità.
Lo abbiamo fatto mettendoci nei panni dell’anziano, cercando di analizzare i suoi bisogni e le sue aspettative. Immagina ad esempio come ti sentiresti se di colpo dovresti condividere una camera con un altro individuo che non conosci, con cui dovresti dividere servizi, abitudini, ma anche più semplicemente “tavolo e sedie”, sicuramente una sensazione che non mette a proprio agio…
Arredamento e materiali per creare “calore”
Questo primo approccio personale alla problematica dell’accoglienza mette subito in evidenza l’importanza verso una totale attenzione a creare per quanto possibile un’atmosfera domestica e confortevole attraverso colori, materiali e arredi.
Anche solo l’utilizzo di letti che preservino le caratteristiche ospedaliere, ma realizzati ad esempio in finto legno, senza dover ricorrere all’acciaio freddo, creano una sensazione psicologica e sensoriale più agevole.
Adottando il punto di vista dell’anziano per capire gli errori e le mancanze e per direzionare meglio le azioni verso il cambiamento, puoi renderti conto di cosa modificare nella tua struttura, piccole accortezze che migliorano sia la permanenza del tuo ospite, sia il servizio del tuo staff.
Per costruire una vera dimensione casa, è necessario che tutti coloro che abitano sotto lo stesso tetto si sentano ugualmente accolti e in armonia, indipendentemente dal loro ruolo.
Il tuo staff è la loro casa
Inoltre è importante che l’operatore conosca la storia personale di ciascun ospite, i suoi gusti e preferenze.
Per questo bisogna includere tutte le figure che sono presenti nella tua struttura, valorizzandole e dandole la giusta importanza, professionisti come familiari. Dobbiamo fare in modo di farli sentire parte di qualcosa, creare un gruppo positivo, fino a che l’instaurarsi di una vera alleanza fra gli “attori” divenga una cosa spontanea. Questo il senso dell’«Appartenenza»: l’appartenere è un sentimento potente, implica essere in relazione con qualcuno o qualcosa che sentiamo come nostro. Ci sentiamo di appartenere alla nostra famiglia o alla nostra casa, ad esempio. Perché dovremmo sentirci estranei al luogo in cui svolgiamo la nostra professione, dove trascorriamo la maggior parte del nostro tempo e dove peraltro pretendiamo di far star bene gli anziani?
Inizia dunque ad abbattere le barriere che fanno sentire fuori da quei luoghi e a costruire un unico e valido concetto di casa. Agisci sulla costruzione di questa idea e sul far emergere questo significato, condividendo ciò con i tuoi anziani ospiti (presto nuovi familiari) e con i tuoi dipendenti. Lavora sulla appartenenza ed instaura un pensiero unificante.